Il cappellano ha concluso il suo intervento dicendo che a volte il carcere è prettamente una scuola criminogena e non un cammino per migliorare se stessi e imparare a non commettere più gli errori passati.
Questo a conseguenza dei ritardi della burocrazia che costringono persone che hanno commesso reati svariati anni prima e che hanno capito l’errore a finire in carcere e a lasciare una nuova vita avviata.
Con l’aiuto di don Paolo siamo riusciti a stabilire un contatto con i detenuti del carcere di Gorizia ponendo loro domande scritte su dei quaderni, che gli sono già stati donati assieme ad altri materiali, ritenendo non scontato che potessero averli.
Speriamo che la scrittura possa essere utile per loro per potersi sfogare, sentirsi “ascoltati” o banalmente per “passare il tempo”.
Attendiamo con un po’ di emozione e tanta curiosità le lettere di risposta che ci arriveranno tramite don Paolo il 14 febbraio.
Questa esperienza ci permette di maturare e di conoscere una realtà diversa dalla nostra facendoci abbattere pregiudizi e ne siamo entusiasti.

SITOGRAFIA
immagine Don Paolo
immagine carcere di Gorizia

 

 

Disegno di Manuèl Ernesto Santiago Musiani. Il disegno rappresenta la perdita della concezione del tempo nelle carceri.

Skip to content