FUORI DALLA SCUOLA,
DENTRO AL CARCERE
Nell’ambito dell’attività di educazione civica, noi alunni della 3LSUB, abbiamo deciso di affrontare il tema delle carceri. Il metodo educativo che abbiamo deciso di utilizzare è il service learning. Questa metodologia ci ha permesso di uscire dall’aula e percepire il dramma dei carcerati. Aiutandoci con video, articoli e testimonianze siamo riusciti a crearci un’idea sul quadro generale delle situazioni negli istituti penitenziari in Italia. Seppur nati a scopo di rieducare i rei, le carceri in molti casi assumono una valenza negativa; al loro interno vengono violati diritti fondamentali come il diritto alla privacy, il diritto alle informazioni di denuncia e il diritto alla salute. Un altro problema molto diffuso è il sovraffollamento delle carceri che cresce a pari passo col numero dei suicidi dei detenuti. Il 10 gennaio 2022 abbiamo avuto la possibilità di ascoltare la testimonianza del cappellano del carcere di Gorizia: don Paolo Zuttion.
Nel 1800 nasce la struttura del carcere di Gorizia che si trova accanto al tribunale, la sua capienza massima è di 60 carcerati ma oggi ce ne sono circa 70. Non è un carcere di massima sicurezza ma una casa circondariale ed il tempo massimo che i detenuti possono trascorrere lì è di 4 anni. Don Paolo Zuttion è cappellano in questo carcere da circa 10 anni ed in accordo con le forze dell’ordine ospita nella canonica della sua chiesa (San Giuseppe, Monfalcone) detenuti che devono scontare pene con arresti domiciliari. La figura del cappellano nasce quando tutti i carcerati erano cattolici ma al giorno d’oggi solo circa il 50% lo è. I compiti che svolge don Paolo Zuttion all’interno di questa struttura sono svariati: assistenza religiosa, celebrare la messa ai protetti (carcerati che hanno commesso violenza su donne o bambini) e chiamarne le famiglie, distribuire il vestiario ed infine aiutare ed ascoltare chi ne ha bisogno.
Il cappellano ha concluso il suo intervento dicendo che a volte il carcere è prettamente una scuola criminogena e non un cammino per migliorare se stessi e imparare a non commettere più gli errori passati.
Questo a conseguenza dei ritardi della burocrazia che costringono persone che hanno commesso reati svariati anni prima e che hanno capito l’errore a finire in carcere e a lasciare una nuova vita avviata.
Con l’aiuto di don Paolo siamo riusciti a stabilire un contatto con i detenuti del carcere di Gorizia ponendo loro domande scritte su dei quaderni, che gli sono già stati donati assieme ad altri materiali, ritenendo non scontato che potessero averli.
Speriamo che la scrittura possa essere utile per loro per potersi sfogare, sentirsi “ascoltati” o banalmente per “passare il tempo”.
Attendiamo con un po’ di emozione e tanta curiosità le lettere di risposta che ci arriveranno tramite don Paolo il 14 febbraio.
Questa esperienza ci permette di maturare e di conoscere una realtà diversa dalla nostra facendoci abbattere pregiudizi e ne siamo entusiasti.
SITOGRAFIA
– immagine Don Paolo
– immagine carcere di Gorizia

Disegno di Manuèl Ernesto Santiago Musiani. Il disegno rappresenta la perdita della concezione del tempo nelle carceri.